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Carmen Minutoli

 

Storie di Calabresi

 A cura di CARMEN MINUTOLI

 TAURIANOVA: “LA FUGA DEL 1936”

 

 Accadde nel lontano 1936 , qualche anno prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, ed interessa persone realmente vissute in quel di Taurianova, l’attuale cittadina in provincia di Reggio Calabria.  Nel  rispetto della privacy, eviterò di citare  tali persone, ( a meno che  non mi perverranno da parte di interessati  richieste esplicite alla relativa menzione).

 Il paese era  schiavo della disoccupazione ( storia vecchia, ma sempre attuale purtroppo);  la gente per poter vivere e sfamare le numerose famiglie ( allora il problema demografico  per la gente del sud non era frase esistente in nessun vocabolario, semmai il contrario….) faceva ogni lavoro possibile e  si “ spaccava la schiena” nei lavori  della terra…….  Oltre al lavoro nelle campagne, gli uomini più robusti  facevano anche gli operai  “alla giornata”, ovvero lavorando occasionalmente  “sotto patrone” ; la paga era circa UNA LIRA al giorno ( eh si… la lira……..)! Quanti,  anni dopo, avrebbero canticchiato “Se potessi avere  MILLE LIRE al MESE” non avrebbero mai immaginato ciò che sarebbe successo   oggi…

Sfamare una famiglia di 15 persone  ( spesso  12 erano i soli figli), non era facile.  Molti anziani mi hanno raccontato dei modi  e stili di vita di vere e proprie famiglie patriarcali ed allargate….  Si viveva tutti insieme a cominciare dai nonni  paterni ( spesso anche materni) ed a seguire tutta la discendenza, ovvero  madre e padre, i figli più grandi con i relativi coniugi, sorelle e fratelli, zii e nipoti e via via dicendo….. Le case erano più casolari  o case di campagna ( tenendo presente che il periodo  a cui riferisco presentava,   sotto l’aspetto urbanistico, una situazione completamente diversa da quella odierna).

In questa cornice  (che non ha la presunzione di essere dettagliata ed evangelica), si sviluppa la storia  che cito  molto sinteticamente di seguito: Era una sera come tanti altri, ma per Luigi R. ed altri  suoi amici ( una decina di persone circa),  sarebbe stata  diversa da tutte. Si   erano dati  appuntamento davanti  “O Cummentu” ovvero   nel centro del paese , Piazza Italia. Avevano deciso di  partire per l’Africa, e precisamente alla volta dell’Etiopia, perché lì  in quel periodo il regime fascista (Mussolini  stava facendo la guerra in Africa)  richiedeva manodopera  italiana ( soprattutto manovali, carpentieri, muratori)   e “pagava bene”  fino a 70 LIRE al giorno per un caposquadra! In Italia  un impiegato arrivava al massimo a 12 lire al giorno! Se avessero parlato della loro decisione ai familiari  forse non sarebbero mai partiti perché dissuasi dalle donne (mogli, madri, sorelle, figlie..). Ed allora   decisero di farlo di nascosto, all’insaputa di tutti, e quando dico tutti, intendo di tutto il paese, che all’indomani della notizia cominciò a  diffondere la voce “chidi chi sa fuiru” ovvero degli amici che erano scappati  all’avventura!  Il ritrovo a Piazza Italia  per la  “dozzina”  (circa) era solo l’inizio; li attendeva un lunghissimo viaggio …. Prima a piedi , ed  “a passaggi”,  ovvero in autostop,  fino al mare, e poi in nave fino in Africa.  Pensavano di stare poco tempo…giusto per   racimolare un buon gruzzolo….. Ma le cose non andarono come  avevano progettato, perché una volta arrivati  in suolo  africano , da lì non si mossero fino alla fine del  1945! Eh già quasi 10 anni.  Sembra la storia di Ulisse costretto a ben 10 anni di disavventure prima di poter far ritorno in Patria! E per quegli uomini,  scappati da Taurianova  le disavventure non furono forse da meno.  Dopo  sacrifici impensabili  , quando nel 1939 ( dopo tre anni di permanenza )  avevano sperato di poter far ritorno al paese , scoppia la seconda guerra mondiale , per cui il loro rientro avrebbe significato la chiamata alle armi  qualora l’Italia   avrebbe sciolto il nodo della non belligeranza ( come poi è stato).  In Africa  quel problema non li avrebbe interessati.  Costretti quindi per forza maggiore a rimanere in suolo africano cominciarono ad inviare  i soldi   che guadagnavano alle loro famiglie e quindi spiegare alle medesime  come stavano le cose; le stesse erano rimaste ignare per  quel lunghissimo tempo ed in paese molti  continuavano a chiedersi che fine avevano fatto. Le donne di quelle famiglie si erano viste crollare addosso ogni carico di responsabilità e  le  molte difficoltà, miste alla rabbia  ed all’incertezza più totale le costrinsero ad  affrontarono gli anni avvenire ( dal 1936 al 1945 e per alcune anche successivamente)  in modo disparato………. ( ma questa  è un’altra storia)…….

 

 

28 SETTEMBRE 2006                                          ©Carmen Minutoli CMF-NMW&G

 

 

 

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